Con tre sentenze sfavorevoli all’INPS, la Cassazione è intervenuta a bloccare l’Istituto nei casi in cui questi richieda al socio di società di capitali, anche senza alcun apporto lavorativo.

La tesi dell’INPS, che riteneva assoggettabile a contribuzione anche i redditi derivanti da capitale e dividendi percepiti dai soci, è stata bollata come infondata dalla Cassazione la quale rileva come la base imponibile su cui calcolare i contributi va limitata ai soli redditi d’impresa. I redditi percepiti dai soci non svolgenti attività lavorativa all’interno della società vanno invece qualificati come redditi di capitale e non vanno quindi ricompresi nella base imponibile. L’obbligo contributivo e assicurativo scaturisce esclusivamente se il socio partecipa al lavoro con abitualità e prevalenza.